Comunicare la cultura? Una sfida da 78 miliardi
Stiamo attraversando in questi giorni un momento di svolta dagli esiti tuttora imprevedibili.
Per la prima volta nella sua storia, l’Unione europea viene messa in discussione da un governo che fa un passo indietro e rinuncia alla membership a seguito di un referendum consultivo.
Quella che abbiamo imparato a chiamare Brexit appariva inizialmente come una remota possibilità promossa da una frangia minoritaria della popolazione, ma si è tramutata inaspettatamente in una scelta che, a breve, dovrà essere formalizzata attraverso il ricorso a un articolo dei Trattati mai applicato.
Come reagire questa uscita del Regno Unito? Non sono un politologo e non è questo lo spazio adatto per ragionamenti di carattere geopolitico o giuridico.
Quello che mi preme sottolineare è l’importanza di uno degli elementi fondamentali che ci tengono uniti al di là dei confini nazionali e che costituisce uno dei maggiori punti di forza del modello di convivenza europea: la cultura.
Lo spunto di Mogherini. Federica Mogherini, a capo della diplomazia UE in qualità di Alto rappresentante e vice presidente della Commissione europea, ha presentato poco prima del 23 giugno 2016 un documento interessante e ricco di stimoli.
Una comunicazione della Commissione che getta le basi per una strategia comune di promozione internazionale della cultura, rendendo ancora più marcato il ruolo dell’Unione europea quale “super potenza culturale”.
Mogherini ha rivendicato il valore della cultura non solo come risorsa strategica in termini economici, ma come efficace strumento di politica estera.
Unione tra i popoli. Promuovere il dialogo interculturale con i Paesi limitrofi dell’Unione, destinare fondi alla valorizzazione del patrimonio, creare partnership all’estero con gli attori locali, rafforzare il network delle ambasciate dei Paesi membri trasformandole in “case della cultura europea” sono alcune delle azioni da mettere in campo per trasmettere all’esterno i propri valori e mettere in evidenza gli elementi di unione tra popoli e nazioni diverse.
Reagire alla Brexit vuol dire acquisire consapevolezza di questa ricchezza e utilizzarla per colmare i vuoti scavati dagli isolazionismi e dalle paure.
In Italia si può valorizzare la cultura anche lontano dalle metropoli
Anche a livello nazionale è possibile fare della cultura uno strumento di dialogo e sviluppo.
Non basta puntare sulla reputazione consolidata derivante da un patrimonio artistico unico al mondo, ma occorre avere il coraggio di mettersi in gioco e sperimentare.
La riconoscibilità e l’attrattività di un museo, per esempio, si costruiscono anche tramite una presenza sui social media dinamica, autorevole e interattiva.
Autorevolezza che non è legata solo al pregio delle opere, ma alla facilità di consultazione del sito web, alla qualità dei servizi offerti ai visitatori, alle possibilità di connessione con la Rete.
Sul podio Taranto e Urbino. Secondo un’indagine avviata all’inizio del 2016 fra i 20 musei del ministero dei Beni culturali, incentrata sulla valutazione degli spazi, dei servizi e dell’accessibilità da parte dei visitatori, a riscuotere oltre il 91,7% dei consensi è la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, seguita dal Museo archeologico di Taranto (91,2%) e dalla Galleria nazionale delle Marche di Urbino (90,5%).
Una dimostrazione che essere realtà al di fuori delle grandi metropoli non impedisce di rafforzare la propria visibilità e di conquistare l’entusiasmo del pubblico.
La visita di un museo ha acquisito infatti una dimensione totalmente nuova, poiché viene arricchita dalla possibilità di condividere l’esperienza con il proprio network di contatti e di raccontarla tramite un tweet o una foto su Instagram.
E Google vuole digitalizzare le più famose collezioni d’arte del mondo
L’accessibilità della cultura tramite le tecnologia è anche uno dei mantra, non a caso, del Google Cultural Institute.
Il colosso di Mountain View ha infatti messo a disposizione il proprio expertise per digitalizzare le più famose collezioni d’arte del mondo e renderle “visitabili” online tramite una piattaforma che permette a ogni museo di condividere con il mondo la bellezza e l’unicità delle proprie opere.
Dal clic alla visita effettiva il passo è breve. Non si tratta di dettagli secondari.
Un settore da 78 miliardi. Secondo un recente rapporto stilato da Fondazione Symbola e Unioncamere, parliamo di un settore da cui derivano oltre 78 miliardi di euro.
Risorse con un effetto moltiplicatore significativo: ogni euro investito in cultura è in grado di produrne 1,7 in altri settori.
Senza contare che le imprese del “sistema produttivo culturale” danno lavoro ad oltre 1,4 milioni di addetti. Comunicare meglio significa dunque garantire lo sviluppo di un settore chiave per la crescita economica del nostro Paese e l’uso accorto della Rete è fondamentale.
Porte che vanno spalancate. Il web è prima di tutto una piattaforma che rafforza la proiezione internazionale di un luogo, spalancandone le porte anche a chi non si trova nelle sue vicinanze.
In seconda battuta, diventa uno strumento per diffondere cultura tramite condivisione e dialogo. Siamo pronti ad affrontare questa sfida?
Twitter @gcomin