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Le Leggi Dell’atomo

Le leggi dell’atomo

di Giovanni Guzzetta

Il 28 febbraio scorso, il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’ambiente Pichetto Fratin ha approvato la «Delega al Governo in materia di energia nucleare sostenibile».

Inizia così un percorso che potrebbe portare l’Italia a riprendere la propria politica nucleare. Si tratta di una decisione di significativa portata politica. Innanzitutto, perché destinata a scatenare un dibattito a dir poco vivace. Il tema è tra quelli sensibili. Sul nucleare l’Italia si è in passato divisa, anche nelle urne referendarie.

Ma nella situazione attuale non si può prescindere da una discussione, sperabilmente laica e ispirata al pragmatismo.

La politica energetica è forse quella che maggiormente oggi definisce la capacità di governare il futuro, non solo a livello domestico ma anche e soprattutto sul piano planetario. La filiera di approvvigionamento energetico va ben oltre i confini nazionali, quale che sia la fonte che si considera. Secondo i dati dell’International Energy Agency (IEA), l’Italia nel 2023 dipendeva al 79,8% dalle importazioni nette di energia (in particolare gas, di cui siamo il maggior consumatore al mondo). Sempre secondo l’IEA, la nostra dipendenza dall’estero ci colloca al terzo posto in Europa e al nono nel mondo.

L’esposizione oltrefrontiera solleva questioni di sicurezza dell’approvvigionamento e di rilevanza dei costi talmente evidenti che non è necessario spendere molte parole. Nel terremoto epocale che attraversa l’assetto geopolitico mondiale, la voce energia (che significa anche materie prime per lo sviluppo delle tecnologie) è probabilmente uno dei principali driver delle scelte strategiche degli stati e del loro posizionamento nelle relazioni internazionali. Con tutto il seguito di conflitti, anche armati, che rigurgitano in ogni angolo del mondo. A ciò si aggiungano le pressioni derivanti dalle minacce del cambiamento climatico, che già da sole basterebbero a dare la misura della drammatica attualità delle questioni.

In tutto questo scenario, la domanda mondiale di energia cresce esponenzialmente, come segno della diffusione del benessere, della consapevolezza ambientale, ma anche come portato dell’altra grande rivoluzione tecnologica: l’intelligenza artificiale (i consumi dei data center sono già paragonabili a quelli dell’industria pesante). La crucialità di questi problemi è pari forse solo alla diffusione della consapevolezza che di essi ormai si ha, tanto da collocare queste considerazioni al limite della banalità.

Ce n’è abbastanza, però, per comprendere che un dibattito non era ragionevolmente eludibile. E non a caso il nucleare è stato oggetto di rinnovato interesse in numerosi paesi negli ultimi anni (IEA, World Energy Outlook 2024, 16 e 158), soprattutto tra quelli maggiormente dipendenti dall’estero.

D’altronde, in questa direzione vanno anche le raccomandazioni provenienti dai consessi internazionali e sovranazionali, soprattutto in vista del contrasto ai cambiamenti climatici: dalla conferenza Onu sul cambiamento climatico (COP 28) alla stessa IEA, fino all’Unione europea.

Quanto a quest’ultima, oltre all’ormai noto regolamento Tassonomia, si segnala il recentissimo Net Zero Industry Act (Reg. 2024/1735), il quale prevede espressamente, tra le “tecnologie a zero emissioni nette” oggetto della disciplina, anche le “tecnologie per l’energia da fissione nucleare, comprese le tecnologie del ciclo del combustibile nucleare”.

Di fronte a un contesto così problematico e articolato, chiunque abbia onestà intellettuale non può che salutare positivamente la scelta di riaprire un dibattito troppo a lungo rimasto congelato in un quadro storico, tecnologico e politico ormai superato sotto ogni punto di vista.

Tale dibattito, prima sul disegno di legge delega all’esame del Parlamento e poi sulla fase attuativa dello stesso, potrà consentire, infatti, di confrontarsi con scelte decisive per il nostro futuro.

Il Ddl, infatti, pone implicitamente una serie di domande con cui il decisore politico e i cittadini non possono non confrontarsi.

Qual è il mix energetico più adeguato per raggiungere l’obiettivo, condiviso da tutti, di zero emissioni nette entro il 2050?

Posto che tutte, nessuna esclusa, le tecnologie presentano vantaggi e svantaggi (in termini di sicurezza, di possibile sviluppo tecnologico e disponibilità, di costi, di occupazione del suolo, di approvvigionamento delle fonti di produzione e delle materie prime, di efficienza, di continuità di erogazione dell’energia a fronte dell’“intermittenza” di alcune fonti, di storage, di smaltimento, ecc. ecc.), quali scelte politico-strategiche sono le più adeguate all’Italia?

È meglio puntare tutte le fiches su un’unica tipologia di fonte o è opportuno tenere aperto un paniere che consenta più flessibilità? E come dev’essere composto questo mix energetico?

Da questo punto di vista, se si vuole evitare un approccio puramente ideologico e irrazionale, occorre un’operazione verità. In questa materia nessun pasto è gratis e ogni soluzione ha i suoi rischi e i suoi costi, non solo economici. Così come è indubitabile che ogni fonte di energia abbia la sua lobby e il suo grumo di interessi, pronti a scagliarsi contro gli altri.

Compiere scelte che siano veramente nell’interesse generale è straordinariamente complesso. Rifiutare questo dibattito, oltre che controproducente, è anche piuttosto sospetto.

 

Giovanni Guzzetta è professore ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università di Roma “Tor Vergata”. Accademico di riconosciuto prestigio, ha alle spalle una lunga esperienza nell’ambito delle riforme istituzionali e della legislazione elettorale. Tra i suoi incarichi istituzionali di rilievo, è Consigliere giuridico del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, incaricato di redigere il quadro giuridico per la disciplina organica del nucleare sostenibile. È stato Componente del CLEP, Presidente della Corte costituzionale di San Marino, Capo di Gabinetto del Ministro della PA, Vice-presidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa. È coordinatore di un Master in Lobby e processi decisionali e di un Master in Diritto dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione tecnologica. È avvocato e Partner dello studio legale associato Legal Protection. Autore di numerosi saggi e pubblicazioni, nonché editorialista di vari quotidiani, Guzzetta è da anni protagonista del dibattito pubblico su temi di diritto costituzionale, amministrativo, europeo, governance e qualità delle istituzioni.

 

Immagine: ©Framatome

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